Continua la serie di guest-post su Design per Bambini. Oggi a scrivere è Sara, una bravissima fotografa genovese che il destino ha portato a Roma e l’ha resa mamma 11 mesi fa del bellissimo L. Adesso è ancora molto presa dal suo piccinino, ma presto sentirete di nuovo parlare di lei da queste parti perchè sta lavorando ad un interessantissimo progetto sulle famiglie non convenzionali. Sara ed L. li ho conosciuti durante un brunch domenicale e da suito ho avvertito una grande sintonia. Anche a lei ho chiesto aiuto con il blog e lei è subito accorsa. Sono davvero fortunata, no?!
Ancora mi ricordo di certi pomeriggi passati da bambina sul pavimento della mia casa, ad inventare strane storie e avventure ambientate nello spazio, nella jungla misteriosa o sotto il mare.
Le lenzuola stese sopra due sedie per proteggermi da un’immaginaria tempesta in pieno oceano, un bastone rubato alla scopa di casa per scacciare la Piovra Gigante che tentava di assalire la mia barchetta malandata.
E meno male che mi ero portata la merenda in mare, per rifocillarmi dopo queste eroiche prodezze. Puff, pant!
Quasi vent’anni dopo, gli stessi scenari che la mia fantasia costruiva per i miei pomeriggi, tra un morso di tegolino e qualche compito, me li ritrovo materializzati quì.
L’autore di questo progetto è Jan von Holleben, pluripremiato fotografo tedesco classe 1977, i cui genitori si occupavano di fotografia per il cinema e di psicoterapia infantile, mestieri che hanno di certo influenzato Jan nella scelta degli argomenti e dello stile estetico, che è giocoso e visionario pur restando semplice.
Ci sono molti altri fotografi che utilizzano un simile immaginario fantastico, ma la bravura di von Holleben è renderlo magico in lo-fi, bassa fedeltà. Nessun trucco tecnologico, nessun filtro di Photoshop.
In questi scatti i calzettini sportivi diventano pesci, le racchette da squash diventano ali, i piumini per spolverare magiche bacchette ed i materassini si trasformano in razzi colorati.
Guardandoli vien voglia di improvvisare subito qualcosa anche se si è superato il metro e dieci da un pezzo, e un pensiero, seppur banale, mi si stampa sulla fronte: “ma non potremmo restare per sempre bambini?”.
Alcuni di noi ci riescono, e le prove sono sul pavimento della camera da letto di qualche mia amica, dove ondeggiano i temuti calzini-pesce appartenenti al consorte.
Sembra aver tratto ispirazione dalla serie “dreams of flying” anche questa mamma di cui si è parlato un pò di tempo fa, che durante i pisolini della sua bimba la fotografava immersa in scenari di fantasia da lei allestiti.
Quando si cresce di solito si dimenticano parole come stupore o meraviglia, Jan invece sembra ricordarselo molto bene.
Nulla spiega meglio il concetto, delle parole di T.S.Eliot: “Noi non cesseremo l’esplorazione e la fine di tutto il nostro esplorare sarà giungere laddove noi siamo partiti e conoscere quel posto per la prima volta”. Io preparerò presto la merenda al mio piccolino, salutandolo mentre salpa per gli stessi mari immaginari che una volta ho affrontato io e che spero vedano lui, come hanno visto me, trionfare sulla Piovra Gigante.